Nel mese di ottobre 2025, milioni di pensionati italiani noteranno alcune modifiche significative nell’importo della loro pensione. Queste novità derivano in particolare dalla rivalutazione annuale degli assegni e dall’adeguamento delle misure fiscali, con effetti immediati sul cedolino mensile. Le sorprese più rilevanti interesseranno soprattutto chi percepisce pensioni minime, ma anche le altre fasce saranno coinvolte da variazioni, seppur in misura diversa.
Aumenti per le pensioni minime e rivalutazione annuale
Uno dei cambiamenti principali riguarda l’aumento dell’assegno per i percettori della pensione minima. A partire da ottobre, infatti, l’importo passerà da 598,77 euro a 614,77 euro, con un incremento di 16 euro grazie sia alle misure sulla rivalutazione che agli adeguamenti straordinari collegati all’inflazione. Questa variazione sarà attiva già a partire dal cedolino di ottobre e interesserà oltre 16 milioni di pensionati che riceveranno direttamente la maggiorazione nel proprio bonifico mensile.
La rivalutazione delle pensioni per il 2025 è stata fissata allo 0,8%, come deciso dal decreto MEF del 15 novembre 2024. Ciò significa che tutte le pensioni in pagamento sono state rivalutate (cioè aumentate) in base a questo tasso, che deriva direttamente dall’indice ufficiale dell’inflazione. Va tuttavia evidenziato che la rivalutazione non si applica in modo uniforme, ma segue un sistema di fasce:
- Pensioni fino a quattro volte il minimo INPS (cioè fino a 2.393,60 euro): aumento pieno dello 0,8%.
- Pensioni tra quattro e cinque volte il minimo (da 2.393,60 a 2.992 euro): aumento dello 0,72%.
- Pensioni oltre cinque volte il minimo (oltre 2.992 euro): aumento dello 0,6%.
Questo sistema garantisce soprattutto ai trattamenti più bassi un aumento completo in linea con l’inflazione, mentre alle fasce più alte viene applicato un coefficiente progressivamente ridotto, in funzione dell’importo lordo.
Conguagli fiscali e detrazioni: cos’altro cambia a ottobre
Oltre agli aumenti legati alla rivalutazione, il cedolino pensione di ottobre può presentare differenze dovute ai conguagli fiscali. Gli enti preposti, come INPS, operano periodicamente il ricalcolo delle imposte, andando a includere le addizionali regionali e comunali relative all’anno precedente e l’IRPEF mensile. In particolare:
- Viene determinata la somma effettivamente dovuta nel 2023, con possibilità di credito (rimborso) o debito (ulteriori trattenute) per il pensionato.
- Le somme conguagliate saranno poi indicate nella Certificazione Unica 2024 a uso fiscale.
- Per i pensionati che hanno scelto INPS come sostituto d’imposta, vi saranno ulteriori operazioni di abbinamento contabile con il modello 730.
Questi conguagli possono portare a leggere differenze nell’importo della pensione percepita rispetto ai mesi precedenti; la variazione può essere in positivo (rimborso fiscale) oppure negativo (ulteriore trattenuta per saldo imposte).
Rivalutazione dei montanti contributivi e novità per i nuovi pensionati
Un aspetto meno visibile ma altrettanto rilevante riguarda chi è andato in pensione nel corso del 2025. Per loro, infatti, cambia il tasso di capitalizzazione che viene applicato alla pensione di tipo contributivo: il tasso utilizzato per questo calcolo sale a 1,036622, che corrisponde a una rivalutazione del 3,6622%. Questo adeguamento tiene conto dei rendimenti realizzati sui montanti contributivi, ovvero il capitale virtualmente accumulato durante la carriera lavorativa. È una misura che garantisce maggiore equità tra chi va in pensione in anni diversi e che protegge il potere d’acquisto dei futuri assegni.
In pratica, i nuovi pensionati vedranno il proprio assegno iniziale leggermente più alto rispetto a quanto sarebbe avvenuto senza la rivalutazione del montante. Questo rende il sistema italiano allineato ai principi che ispirano il sistema contributivo, che prevede un legame diretto tra contributi versati e pensione versata.
Impatto concreto: esempi di importo e suggerimenti operativi
Per valutare quanto si riceverà effettivamente in più a ottobre, è utile guardare a esempi pratici sulle singole fasce di pensione. Considerando la rivalutazione dello 0,8% per chi percepisce una pensione lorda di 1.000 euro, l’aumento sarà di 8 euro al mese, portando il nuovo assegno lordo mensile a 1.008 euro. Per 2.000 euro di pensione, l’aumento sarà di 16 euro (2.016 euro mensili). Se invece si prende una pensione tra 2.500 e 3.000 euro, dato il sistema a scaglioni, l’aumento lordo complessivo sarà rispettivamente di circa 19,15 e 23,51 euro mensili.
Nel cedolino di ottobre, il pensionato potrà verificare l’importo spettante direttamente online tramite il portale INPS, dove saranno specificate le voci relative sia alla rivalutazione, sia agli eventuali conguagli fiscali e alle addizionali regionali o comunali. È importante sottolineare come le variazioni possano essere temporanee e soggette a ulteriori ricalcoli durante l’anno, specialmente in presenza di variazioni nella situazione personale (ad esempio, per chi presenta domanda di detrazioni, cambio di residenza o modifica nella composizione del nucleo familiare).
Per chi desidera una stima più puntuale dell’aumento, si suggerisce di consultare i servizi telematici dell’INPS o affidarsi ai patronati e ai CAF, capaci di fornire un calcolo personalizzato in relazione alla propria storia contributiva e fiscale.
In sintesi, il mese di ottobre si prospetta come un periodo di variazioni sensibili negli importi pensionistici. Gli aumenti, seppure in misura limitata a causa del basso tasso d’inflazione, rappresentano comunque un importante segnale di attenzione nei confronti dei pensionati, soprattutto di quelli che beneficiano di assegni minimi. È fondamentale per ogni pensionato restare informato sulle nuove disposizioni, monitorare il cedolino online e rivolgersi a operatori qualificati in caso di dubbi o anomalie negli importi registrati.